Anche per gli olivicoltori italiani è tempo di vacche magre
14/12/2009
Anche per gli olivicoltori italiani è tempo di vacche magre. Anzi, magrissime. I prezzi delle olive e dell’olio registrano, infatti, crolli verticali (meno 20-25 per cento), mentre i costi produttivi, contributivi e burocratici continuano a salire in maniera insostenibile. In alcune realtà, vista la caduta verticale dei listini all’origine, non si è proceduto neanche all’operazione di raccolta, perché si sarebbe fatta in netta perdita. Unica nota lieta, se così si può definire, è la qualità della produzione che, pur segnando un calo dei 15 per cento rispetto allo scorso anno, si annuncia buona. Lo sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori fortemente preoccupata per le gravi difficoltà che incontrano le imprese del settore che oggi si trovano a confrontarsi con una piena emergenza.
Accanto ad una produzione totale olivicola e olearia che si dovrebbe aggirare attorno alle 510 mila tonnellate (600 mila tonnellate lo scorso anno), il comparto fa i conti -avverte la Cia- con una serie di problemi che stanno mettendo in ginocchio moltissimi produttori. Un po’ in tutte le regioni si riscontrano situazioni critiche, soprattutto sul fronte dei prezzi pagati all’agricoltore. Dalla Puglia alla Toscana, dalla Calabria alla Sicilia, dall’Umbria all’Abruzzo, è un susseguirsi di denunce da parte degli olivicoltori che non solo non riescono a stare sul mercato, ma stanno producendo sotto costo.
Uno scenario aggravato dalla concorrenza estera. Tonnellate di olive, provenienti in particolare da Spagna, Tunisia e Grecia, dove si è avuta una produzione abbondante, stanno deprimendo il mercato e i nostri produttori -rimarca la Cia- sono costretti ad incassare quotazioni sempre più depresse che fanno calare un velo d’ombra sulle prospettive future di migliaia di imprese.
Il problema più urgente è, quindi, quello di mettere gli olivicoltori italiani nelle condizioni di operare adeguatamente sul mercato. Da qui la richiesta -che è poi racchiusa anche nella piattaforma predisposta per la mobilitazione che si sta svolgendo in queste settimane in tutto il territorio nazionale- di interventi concreti e immediati a sostegno delle aziende che, altrimenti, rischiano di chiudere i battenti. Tra questi, soprattutto, la dichiarazione dello stato di crisi per far slittare i pagamenti contributivi e fiscali e dare così ossigeno a tantissimi produttori che non possono continuare a lavorare tra innumerevoli ostacoli e intralci.
Per quanto riguarda i prezzi, sarebbe opportuno procedere al ritiro dal mercato di un determinato quantitativo di olio d’oliva da destinare a scopo solidaristico. Questo -conclude la Cia- permetterebbe di ridare vigore a listini che ogni giorno di più registrano forti cadute.
fonte: www.cia.it
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