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Ecco il Top Five della frutta che “mangia petrolio” ed inquina


16/06/2008

ecco il top five della frutta che “mangia petrolio” ed inquinaPrugne cilene, fagioli argentini e uva peruviana salgono nell'ordine sul podio della top five della frutta e verdura che spreca energia e contribuisce all'emissione di gas ad effetto serra a causa dei trasporti che subisce per arrivare in Italia. La speciale classifica è stata stilata dalla Coldiretti in occasione della marcia sul clima a Milano dove è stato allestito un vero e proprio stand dei prodotti che “inquinano” per evidenziare come anche un comportamento di acquisto responsabile possa contribuire alla riduzione dell'inquinamento e al risparmio energetico, di fronte al nuovo record del petrolio.
Si tratta di tre prodotti che devono percorrere distanze nettamente superiori ai 10mila chilometri prima di giungere sulle tavole e che - sostiene la Coldiretti - possono peraltro essere convenientemente sostituiti da ben piu' valide alternative offerte dalla produzione nazionale che è leader in quantità, qualità e sicurezza nella produzione di frutta e verdura a livello comunitario e internazionale. Nella classifica dei prodotti “da evitare” per un comportamento ambientalmente sostenibile, la Coldiretti ha anche inserito dunque, oltre alle prugne cilene, ai fagioli argentini e all'uva peruviana, le pere dal Sud Africa e il melone dal Guadalupe. Tutti prodotti per i quali l'alternativa nazionale durante la stagione produttiva garantisce maggiore risparmio e freschezza.
Secondo la Coldiretti consumando prodotti locali e di stagione e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia può arrivare ad abbattere fino a 1000 chili di anidride carbonica (CO2) l'anno. E' stato infatti calcolato che le prugne dal Cile che devono volare 12mila chilometri con un consumo di 7,1 kg di petrolio che liberano 22 chili di anidride carbonica, mentre i fagioli argentini viaggiano per 11mila bruciando 6,7 chili di petrolio e liberando 20,8 chili di anidride carbonica attraverso il trasporto con mezzi aerei e l'uva dal Peru' percorre quasi 11mila chilometri con un consumo di 6,5 chili di petrolio e l'emissione di 20,2 chili di anidride carbonica .
A livello globale è stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 chilometri per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla vostra tavola e spesso ci vuole più energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull'atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall'emissione di gas ed effetto serra. In Italia la Coldiretti ha avviato una mobilitazione per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli, che non inquinano e salvano il clima: dall'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta la provenienza di cibi in vendita, alla disponibilità di spazi adeguati nella distribuzione commerciale dove poter acquistare alimenti locali che non devono essere trasportati per lunghe distanze, dai farmers market fino all'inaugurazione del primo circuito “a chilometri zero” mentre sul sito www.coldiretti.it si può trovare un elenco di quasi diecimila aziende agricole in tutte le province dove è possibile comperare direttamente dagli agricoltori senza intermediazioni e lunghi trasporti che bruciano petrolio ed inquinno.
www.coldiretti.it


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